La stanza del traduttore

Raccoglie spaccati di vita, ricordi, frammenti del quotidiano di chi lavora dietro le quinte di un libro: il traduttore, l'autore invisibile per eccellenza.

Sotto gli occhi del Budda

Prima di tutto, luce: il nostro angolo del traduttore è luminoso anche nelle giornate più cupe di novembre, quando il cielo di Milano è completamente immobile e rimane dello stesso color grigio topo dalle otto di mattina alle sei di sera.
Certi giorni, la luce è talmente intensa da ferire gli occhi, e allora per lavorare Francesca si mette un berretto da baseball che la fa assomigliare a un ragazzino, solo molto più concentrato.
Qualche anno fa, invece, la scrivania era in una stanza che riceveva qualche raggio di sole soltanto nei pomeriggi più luminosi, perciò durante l’inverno eravamo costrette a tenere sempre accese le lampade da tavolo. Ci sentivamo due topi da biblioteca, con gli occhietti arrossati e un certo spleen di fondo dovuto, più che a una malinconica riflessione sul mondo, al buio pesto che regnava perennemente nella stanza.

Oltre alla luce, oggi nel nostro angolo del traduttore c’è una grande scrivania che ci permette di lavorare gomito a gomito. Così, in qualsiasi momento l’una può dire all’altra: “Scusa, questo come lo tradurresti?”, “Quale sinonimo useresti, qui?” “Aiuto, mi scoppia la testa!”.
Lavorare insieme fa bene innanzitutto a noi, che non abbiamo la vocazione da eremite, e poi alla qualità della traduzione, che migliora grazie al confronto costante e alle riletture incrociate (Francesca rilegge la parte tradotta da Alessandra e viceversa).

Sulla grande scrivania trovano posto gli strumenti di lavoro, collocati in modo funzionale per entrambe (e non è stato facile: la disposizione attuale è frutto di una serie di migliorie faticosamente apportate nel corso degli anni), e la statuetta di un Budda immerso nella meditazione, che ogni tanto ci ricorda di guardare le cose da una prospettiva più ampia e di non perdere il sonno se quel giorno ci sfugge un traducente.

Qualche volta la stanza ci va stretta: vorremmo essere nel bosco a camminare, ma la scadenza per la consegna della traduzione incombe e ci ritroviamo incatenate alla sedia (ergonomica, però). Per questo, sopra la scrivania abbiamo appeso alcuni squarci di mondo: foto scattate da Alessandra durante i nostri cammini, immagini artistiche di New York e un primo piano del nipotino di Francesca, immortalato da Alessandra un attimo prima di aprirsi in un sorriso.

La stanza dove lavoriamo ha un solo neo: la occupiamo tutto il giorno, perché funge anche da salotto. Questo ci induce a lasciare acceso il computer anche dopo aver finito di tradurre, “perché non si sa mai”, e a mantenere lo spazio del lavoro sempre aperto e sovrapposto a quello dello svago, con il risultato di non riuscire mai a rilassarci del tutto.
Così, per la nostra salute mentale abbiamo deciso che la prossima casa in cui abiteremo avrà uno studio separato dalle altre stanze, con una porta da chiudere a fine giornata. Ci aspettiamo grandi cose da questo cambiamento; quando ci trasferiremo nella nuova stanza del traduttore, vi faremo sapere com’è e se ha mantenuto le promesse.

Francesca Cosi e Alessandra Repossi • Traduttrici, autrici, editor e giornaliste, collaborano con diverse case editrici italiane, tra cui EDT, Mattioli 1885, Vallardi, Mondadori, Messaggero. Hanno pubblicato oltre 40 libri in traduzione (da inglese, francese e spagnolo) e circa 20 come autrici. Studiose di cammini spirituali, dirigono le collane di viaggio Itinerari e Itinerari mini per Àncora editrice.
Autrici di numerosi articoli sulla traduzione editoriale, tengono seminari sul mondo editoriale e la traduzione presso diverse Università italiane. Sono socie dell’Associazione Italiana Traduttori e Interpreti (Alessandra è vicepresidente regionale della Lombardia) e della Sezione Traduttori del Sindacato Nazionale Scrittori.
Dal 2005 dirigono lo studio editoriale cosi&repossi e dal 2010 gestiscono anche il blog di scrittura e traduzione paroleaperte. Le fotografie di Alessandra Repossi sono state pubblicate, tra l’altro, su riviste del gruppo Mondadori e sul mensile Gardenia e sono visibili qui.